Storie di dono

[vc_row][vc_column][vc_column_text]Sono le tre storie di dono che desideriamo raccontare questo Natale, per riscoprire la speranza in piccoli gesti e stupirci di come la generosità possa trovare parole inaspettate per essere descritta. Per farlo, abbiamo coinvolto una scrittrice, alla quale abbiamo chiesto di trasformare queste storie reali in favole capaci di arrivare ovunque, e un’illustratrice, alla quale abbiamo chiesto di dare forma e colore a queste storie.

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Il condominio della Carla

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NATALE:
IL TUO DONO SCRIVE UNA STORIA

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[/vc_column_text][/vc_column][vc_column width=”1/2″][vc_column_text]C’è una casa in cui vivono tutti, con il tetto e con le porte, con le ghirlande a Natale, con le voci all’ora di pranzo e i ciclamini sul balcone, con le sveglie la mattina presto e con la fretta, e il ghiaccio sui finestrini, e le riunioni di condominio anche, come in tutte le case, e le discussioni sul cappotto forse, sugli intonaci e le lampadine da cambiare.

Solo che qui le persone si parlano e scambiano pensieri, fanno yoga con i vicini, hanno costruito la palestra comune e la sala riunioni, e un parco dove si può davvero giocare.

E quando stavano tutti chiusi e non potevano uscire, in attesa che passasse questa burrasca di pandemia, anche così hanno deciso che fermi proprio non potevano stare, e la signora Carla allora ha accettato il compito di scrivere una lettera e l’ha messa in tutte le buchette, ha nominato per ogni scala un raccoglitore, e tutti hanno letto e hanno fatto di sì con la testa, hanno pensato che fosse giusto e hanno scelto di donare: per gli ospedali della città, per i medici e gli infermieri.

Poi hanno messo tutto in una busta, 1.350 euro, allora qualcuno ha detto – forse da una finestra, forse da un balcone – che si potevano aggiungere i soldi rimasti dal corso di yoga (che adesso proprio non si poteva finire), per arrivare a una cifra più tonda, a 1.500, e qualcun altro ha aggiunto: “Dài Carla, portali tu alla sede della Fondazione!”[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_separator][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]

Il gatto Gino

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NATALE:
IL TUO DONO SCRIVE UNA STORIA

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“Per me voi siete dei gatti grandi, e molto rumorosi, usate poco la coda e tanto la voce e vi si sente sempre arrivare. Non sapete saltare in alto e non vi arrampicate per niente bene e se passa un merlo o un piccione neanche lo guardate e ve lo lasciate scappare. Però mangiate cose buonissime! E conoscete i segreti della morbidezza: divani imbottiti e trapunte, e tappeti ricchissimi pronti da grattare. Ma sopra a ogni cosa voi sapete come aprire le scatolette, che a me è bastato questo per volervi bene”.
Il gatto Gino

“Per noi gatto Gino tu sei stato come una persona, solo più elegante, e silenziosa, e con gli occhi buoni, che a volte bastava incontrarti per sentirci più eleganti anche noi, e subito raddrizzare la schiena e cambiare l’espressione del volto, fare un sorriso a chi ci capitava di in- contrare. E quando ti infilavi nella sala durante il Consiglio Comunale, le parole diventavano più calde e attente anche loro, e appena entravi in un ristorante le persone, prima sedute zitte, si mettevano a chiacchierare, e se ti cercavi un angoletto comodo nella vetrina di un negozio, tutti si fermavano perché era bello anche solo stare a guardare.
Così quando te ne sei andato gatto Gino, ci è rimasto come il bisogno di sentire ancora quel bene, e abbiamo scritto un libro su di te, e il ricavato lo abbiamo donato al progetto ‘Guarda come Cresco’, e siccome ci mancavi troppo abbiamo realizzato una tua statua nella piazza centrale (seduto su una sedia bella comoda, imbottita), e i soldi avanzati li abbiamo donati ancora, e a Natale anche i commercianti del corso hanno dato una quota dei loro incassi per lo stesso progetto, tutti in fila dietro al gatto Gino per aiutare bambini e bambine con la Trisomia 21, perché di noi gatti si possono dire tante cose, ma sappiamo prenderci cura, gli uni degli altri.”
I tuoi amici di San Giovanni in Persiceto

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Solo Grazie

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NATALE:
IL TUO DONO SCRIVE UNA STORIA

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È arrivata una lettera di una sola parola, è arrivata per posta, è arrivata dentro una busta, con l’indirizzo scritto a penna, con i bordi incollati, senza il nome del mittente, senza un segnale. La lettera era gonfia, pesante, un po’ sgualcita dal suo viaggio. Dentro c’era un cartoncino quadrato, di colore verde, come un biglietto, ritagliato con le forbici per farlo entrare, e un mazzetto di soldi: 1.000 euro contati giusti, in tante banconote da 50 e da 20. Nell’angolo in alto il biglietto diceva solo grazie, con la calligrafia un po’ tremante di chi ha vissuto già molti anni.

Diceva grazie o forse diceva tutti, oppure diceva noi e spero che tu stia bene e portami fino a dove devo arrivare, e lasciami davanti a quella porta e dimmi di cosa hai bisogno oggi e sono qui e anche: accorgiti, per favore.

È arrivata una lettera di una sola parola eppure l’hanno capita tutti, come fosse un lungo discorso, come conoscessero tutta la storia, e l’hanno presa e accompagnata e c’è stato un postino sicuramente che si è preoccupato che arrivasse al sicuro, fino alla sede della Fondazione, e che fosse consegnata bene. E chi l’ha aperta ha pensato, forse ancora una volta, che il dono regala sempre anche un po’ di stupore.

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