Il brodo di casa

18 Novembre 2020

Riportiamo l’intervista che l’azienda Ducati Motor Holding S.p.A. ha fatto al suo dipendente Joost Rijnbeek, volontario della Fondazione, per raccontare il suo servizio al check point e per dimostrare che la volontà di aiutare le altre persone può arricchirci anche in momenti difficili.

Cosa ti ha spinto ad iniziare a fare volontariato durante l’emergenza Covid-19?

Da parecchio tempo avvertivo la necessità di sentirmi utile nei confronti delle persone che ne avevano bisogno. Ho colto l’opportunità di iniziare a fare volontariato durante l’emergenza Covid-19 dello scorso marzo, entrando in contatto con la Fondazione Sant’Orsola, istituto al quale sono strettamente legato per una vicenda personale, offrendomi come volontario durante il mio tempo libero dal lavoro. In seguito al completamento di un training online ho subito cominciato la mia esperienza presso i checkpoint Covid disponibili all’interno della vasta struttura ospedaliera bolognese. Tali punti sono stati istituiti per riuscire a contingentare gli ingressi nei reparti, per controllare che i protocolli di sicurezza fossero rispettati e per offrire ai pazienti e ai loro familiari un punto di supporto per le richieste di carattere organizzativo.

Non avevi paura di essere contagiato? Se sì, perché hai deciso di farlo in ogni caso?

Devo ammettere che all’inizio avevo un po’ paura, ma la Fondazione ci ha dotato di tutti i dispositivi di protezione personali necessari. Inizialmente sono stati gli infermieri a svolgere le attività necessarie presso i check point Covid, ma poiché l’emergenza sanitaria era tale da obbligarli a dedicarsi ai pazienti ricoverati, siamo stati coinvolti noi volontari per lo svolgimento delle attività che non richiedevano una competenza medica. Seguivamo alla lettera tutte le disposizioni anti-contagio e nonostante tutto posso dire che la volontà di aiutare le persone in un momento così drammatico ha prevalso sulla paura di essere contagiato.

C’è un episodio che ricordi in particolare?

Ricordo moltissimi episodi. Ho trascorso molto tempo al padiglione 13, dove è ubicato il reparto di pediatria, dove gli incontri con i genitori dei bambini ricoverati all’interno erano frequenti e tutti molto delicati. Spesso i genitori, in cerca di un po’ di conforto, mi hanno chiesto di condividere un caffè e con esso le loro esperienze, che non mi hanno mai lasciato indifferente. Poche settimane fa, durante un turno di volontariato mi sono offerto di aiutare un’anziana signora che aveva con sé una borsa pesantissima e non riusciva a salire le scale. Ho dunque appreso che quella borsa era così pesante perché conteneva grandi quantità del “brodo di casa” tanto desiderato dal marito ricoverato nel reparto di oncologia. Questi sono i gesti che ti rimango impressi e ti danno la forza per affrontare le situazioni più spiacevoli. Ci sono poi persone alle quali ti affezioni, perché le vedi ogni settimana e con le quali, dopo poche parole, si instaura un rapporto di vicinanza e di affetto.

Cosa ti ha lasciato questa esperienza? La consiglieresti agli altri?

È un’esperienza che mi ha dato molto e che ha permesso di farmi sentire vicino alle persone che ne avevano bisogno anche in un momento in cui la lontananza fisica ci era imposta. Ricevere un “grazie” era sufficiente a darmi la carica. A volte tornavo a casa stanco, ma molto felice perché sapevo di aver fatto il possibile per aiutare, anche con piccoli gesti, le persone che ne avevano bisogno. È per tutti questi motivi che ho deciso di proseguire anche quando l’emergenza sembrava sopita, e tuttora svolgo volontariato presso il Sant’Orsola. Spero che condividere questa esperienza possa sensibilizzare e far comprendere quanto arricchimento personale si possa trarre dall’aiutare chi ne ha bisogno.

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La Fondazione Sant'Orsola è un ente non profit nato per essere al fianco dei pazienti e migliorarne il percorso di cura grazie alla generosità di volontari, cittadini e imprese

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